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Rai Italia/ La Giostra dei Gol (e del sorriso)

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MIAMI. Il “Ciao Mondo!” di apertura de La Giostra dei Gol edizione 2015 sarebbe un saluto perfetto se Sabrina Gandolfi stesse conducendo la trasmissione da una navicella spaziale, ma ne interpretiamo ed apprezziamo ugualmente il significato: “Ciao italiani nel Mondo, dovunque voi siate”.
Sabrina, che ha quest’anno sostituito alla conduzione Amedeo Goria, ha prestato il dinamismo e il suo sorriso ad una trasmissione che aveva corso il rischio di diventare troppo seria e che finalmente si presenta ringiovanita non solo anagraficamente ma spiritualmente e che con la gioventu’ ha trovato anche il coraggio di esprimere opinioni talvolta senza troppe reticenze. Non tanto perche’ – come suol dire Italo Cucci – “qui lo possiamo dire, tanto non ci sentono”, ma perche’ esprimere opinioni e giudizi senza paura di offendere gli amici e gli addetti ai lavori e’ un diritto e un dovere di ogni giornalista o opinionista che voglia rispettarsi e farsi rispettare.
Se sorride Sabrina, sorride finalmente anche Katia Serra che ha perduto la rigidita’ e la freddezza della scorsa stagione e che parla di calcio con competenza e naturalezza, come il collega Mario Somma che i giudizi li esprime e li spiega, senza preoccuparsi di potersi bruciare qualche panchina.(Ieri ha esordito vittoriosamente col Latina. Auguri!)
Sorride ovviamente anche Sara Tardelli che racconta curiosita’ e retroscena e dalla quale mi aspetto anche qualche rivelazione di prima mano, quindi non necessariamente ripresa dai giornali o dall’Internet. Se non la bloccano, prima o poi lo fara’.
GermanoMa la politica del sorriso e della gioiosa interazione di Sabrina col resto del cast ha toccato e cambiato profondamente anche l’immagine di Giorgio Germano’, che ci ha raccontato per anni la sequenza dei gol e delle varie partite.
Una volta personaggio triste, quasi tenuto in disparte seduto a una piccola scrivania davanti ad un computer, (nella foto a lato  e’ l’unico al lavoro mentre gli altri posano per il selfie), Giorgio ha fatto recentemente qualche visita al barbiere, ha indossato abiti piu’ chiari, ha sfoggiato qualche audace cravatta color pastello, e sotto la contagiosa spinta della Gandolfi, e’ riuscito addirittura a tirar fuori qualche bel sorriso. Non vestira’ ed acquistera’ mai abiti dai colori sgargianti, ma qualche giacca smessa Dario Salvatori potrebbe provare a proporgliela.
Ciao Mondo! Grazie, e’ lo spirito giusto per far bene.
Nella foto in alto, da sinistra: l’attore Alessio Vassallo, Sara Tardelli, Giorgio Germano’, Sabrina Gandolfi, Mario Somma, Katia Serra.

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Il Premio Primo Levi al giudice Guido Calabresi

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CalabresiNEW YORK. Guido Calabresi, Giudice federale della Corte d’appello del Secondo circuito a New York, è stato insignito dal sindaco di Genova Marco Doria, nel corso di una cerimonia che si è tenuta nel salone di Rappresentanza di Palazzo Tursi, del Premio internazionale Primo Levi.
Prima di lui hanno ricevuto il prestigioso riconoscimento (dal ’92) Elie Wiesel, Willy Brandt, Hans Jorghen Holst, Lea Rabin, Medecins sans Frontières, Shimon Peres, Carlo Azeglio Ciampi, Carla Del Ponte, Steven Spielberg, Nadine Gordimer, Andrea Riccardi, Amos Oz, Simon Veil, Andrzej Wajda, Agnes Heller, Jacob Finci e Denis Mukwege. La finalità del premio è di onorare coloro che, con il proprio impegno morale, spirituale e civile, hanno contribuito alla pace ed alla giustizia per un mondo libero da pregiudizi, razzismo ed intolleranza, con ciò ponendosi nel solco dell’insegnamento portato avanti da Primo Levi nel corso della sua vita e con le sue opere.

“Fuggito dall’Italia a pochi anni – ha detto Piero Dello Strologo, Presidente del centro culturale Primo Levi – Guido Calabresi, giurista e giudice, ha saputo costruirsi una nuova vita negli Stati Uniti diventando una celebrità mondiale nel campo scientifico. Il premio riconosce la figura del rifugiato e di come si possa riuscire a integrarsi e ad avere successo nel Paese di accoglienza rimanendo legati alla terra in cui si è nati”.
Nato nel 1932 a Milano, a soli 6 anni Guido Calabresi fu costretto, insieme alla famiglia, a lasciare l’Italia a causa delle leggi razziali del 1939. Il padre Massimo, valente chirurgo, ottenne il riconoscimento dei propri studi conseguendo una borsa di studio nell’università di Yale dove il giovane Guido conseguì a sua volta, nel 1953, la laurea “summa cum laude” e dove divenne professore in diritto economico e poi preside dal 1985 al 1994, quando il presidente Bill Clinton lo nominò Giudice federale della Corte d’Appello del Secondo Circuito a New York.
“Ciò che mi dà più gioia, ma nello stesso tempo dolore, nel ricevere questo premio – ha detto Guido Calabresi – è il ricordo di Primo Levi, perchè la sua personalità, la sua vita e le sue scelte sono state quelle di un uomo semplice, timido e giusto. Persona di una bellezza intellettuale e morale riconosciuta in tutto il mondo e questo premio, che risente e risponde a questa personalità, mi emoziona e rappresenta per me un grandissimo onore”.