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Rubate le cinture mondiali di Carmen Basilio

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Basilio dopo la vittoria su Jackie Robinson

Basilio dopo la vittoria su Sugar Ray  Robinson nel 1957

NEW YORK. Le quattro cinture mondiali di Carmen Basilio e le due cinture mondiali di Tony Zale (pseudonimo di Antoni Florian Zaleski, nato in Indiana), mondiale dei medi, sono state rubate dalla International Boxing Hall of Fame di Canastota, un Comune dello Stato di New York a circa 40 chilometri da Syracuse. I ladri sono entrati nottetempo nell’edificio spaccando i vetri di una finestra e si sono impadroniti delle sei cinture mandando il frantumi il vetro di un vetrina dove esse erano esposte. La Hall of Fame era stata istituita proprio in onore del pugile italoamericano, nato proprio a Canastota il 2 aprile del 1927, e del nipote Billy Backus, a sua volta sorprendente campione del mondo dei welter nel 1970 a spese di Jose Napoles.
I ladri hanno ignorato altri oggetti di valore, come i guantoni di Rocky Marciano e i pantaloncini di Floyd Patterson, o i calchi in gesso del pugno di Muhammad Ali e Joe Frazier, per concentrarsi sulle cinture di Basilio e Zale. Inutile dire che Basilio era una celebrita’ del piccolo Comune dal quale, nonostante la fama, non si e’ mai voluto allontanare.

halloffame1LA CARRIERA.Basilio disputò i suoi primi 24 incontri nello Stato di New York, facendo registrare 19 vittorie, 3 sconfitte e 2 pareggi. I successivi 13 incontri che disputò fino alla fine del 1952 diedero esiti alterni. Dal 1953 le cose iniziarono a cambiare, Basilio sconfisse avversari importanti in match che lo fecero salire sempre più in alto nella graduatoria mondiale dei welter, fino a trovarsi a sfidare il campione cubano Kid Gavilan per il titolo. Basilio perse ai punti in 15 round. Nel 1954 Basilio rimase imbattuto, su 8 incontri ne vinse 7 e ne pareggiò 1, pareggiando e vincendo ai punti due incontri con Pierre Langlois. Nel 1955 gli fu data una seconda occasione per la corona dei welter contro il campione in carica Tony DeMarco che, il 10 giugno, Basilio batté per KO al 12º round. Dopo due incontri vinti, Basilio incontrò nuovamente DeMarco per la rivincita titolo in palio, vincendo per KO al 12 round.
Nel 1956, a Chicago, Basilio perse il titolo dei welter ai punti in 15 round contro Johnny Saxton. Nella rivincita Basilio si riprese il titolo con un KO al 9º round e, nella bella, Saxton fu di nuovo battuto per KO al 2º round.

Basilio salì di peso e sfidò il campione mondiale dei medi, l’allora trentaseienne Sugar Ray Robinson, in quello che è rimasto probabilmente il match più famoso della carriera del campione italoamericano. Il 23 settembre 1957 Basilio conquistò il titolo mondiale dei medi battendo Robinson ai punti in 15 round della storia dei pesi medi. In seguito alla vittoria, Basilio abbandonò il titolo dei welter.
Nella rivincita con Robinson, disputata il 25 marzo 1958, Basilio fu sconfitto ai punti in 15 round, dopo aver combattuto con l’occhio sinistro gonfio al punto di essere chiuso fin da 6º round..
Dal secondo match contro Robinson fino al ritiro, avvenuto nel 1961, Basilio combatté sporadicamente, ma 3 di questi incontri furono tentativi di riconquistare il titolo mondiale dei medi. I due con il campione mormone Gene Fullmer finirono con un KO al 14 round, a San Francisco, e con un KO al 12 round a Salt Lake City, in casa di Fullmer. Il tentativo contro Paul Pender, perso ai punti in 15 round, fu l’incontro che chiuse la carriera di Basilio.
Basilio e’ morto a Rochester, Stato di New York, il 7 novembre 2012.

Alla ricerca degli italiani d’America

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rag-picker-s-1879.NEW YORK. Tre modenesi, un editore, una giornalista e un fotografo – Paolo Battaglia, Daniela Garutti e Giulia Frigieri – si sono riproposti di rintracciare le persone di origine italiana che vivono nelle piccole comunità sparse in tutta l’America e documentare questi incontri, provare a riallacciare i legami, condividere i propri ricordi, in un libro fotografico e un documentario per il quale hanno scelto il finanziamento dal basso, il crowfunding. Un tour di 10.000 Km in 35 giorni, 16 tappe attraverso gli Stati Uniti, 25 stati attraversati, 16 tappe, 130 ore di guida, 130 ore di sonno, 6 aerei presi, 105 persone intervistate originarie di 19 regioni italiane, 60 ore di materiale video girato , 16 check-in in motel vari, 1 “Fine del mondo” visitata (Paradise Valley, Nevada).
Il progetto s’intitola “Italian American Country. Trovare l’Italia nella provincia americana”: sono partiti il 29 settembre e rientrati il 3 novembre.

Il progetto “Italian American Country” è un erede diretto del volume “Trovare l’America”, pubblicato nel 2013, che l’editore e autore modenese Paolo Battaglia ha curato assieme a Linda Barrett Osborne: il libro, nato dalla sorprendente collaborazione tra la casa editrice Anniversary Books di Modena e la Library of Congress di Washington, racconta l’immigrazione italiana attraverso 500 immagini. Mentre “Trovare l’America” offre un grande affresco storico delle vicende italiane in America, “Italian American Country” vuole fornire una fotografia di come vivono oggi gli eredi di quei primi migranti.

Chi sono i tre reporter? Paolo Battaglia, storico della fotografia, autore ed editore, titolare della casa editrice Anniverasy Books di Modena: ha dedicato gli ultimi anni alla ricerca e alla trasmissione della storia italo-americana. Il suo ultimo libro è “Trovare l’America”, una storia illustrata dell’esperienza italo-americana attraverso le collezioni della Library of Congress di Washington. Daniela Garutti, social media reporter: racconta il tour in tempo reale sul web, attraverso la scrittura e la videocamera. Giulia Frigieri, fotoreporter e ritrattista, gira il mondo con la sua Rolleiflex.
(Fonte: ANSA)

Rai Italia/ La Giostra dei Gol (e del sorriso)

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Giostra1
MIAMI. Il “Ciao Mondo!” di apertura de La Giostra dei Gol edizione 2015 sarebbe un saluto perfetto se Sabrina Gandolfi stesse conducendo la trasmissione da una navicella spaziale, ma ne interpretiamo ed apprezziamo ugualmente il significato: “Ciao italiani nel Mondo, dovunque voi siate”.
Sabrina, che ha quest’anno sostituito alla conduzione Amedeo Goria, ha prestato il dinamismo e il suo sorriso ad una trasmissione che aveva corso il rischio di diventare troppo seria e che finalmente si presenta ringiovanita non solo anagraficamente ma spiritualmente e che con la gioventu’ ha trovato anche il coraggio di esprimere opinioni talvolta senza troppe reticenze. Non tanto perche’ – come suol dire Italo Cucci – “qui lo possiamo dire, tanto non ci sentono”, ma perche’ esprimere opinioni e giudizi senza paura di offendere gli amici e gli addetti ai lavori e’ un diritto e un dovere di ogni giornalista o opinionista che voglia rispettarsi e farsi rispettare.
Se sorride Sabrina, sorride finalmente anche Katia Serra che ha perduto la rigidita’ e la freddezza della scorsa stagione e che parla di calcio con competenza e naturalezza, come il collega Mario Somma che i giudizi li esprime e li spiega, senza preoccuparsi di potersi bruciare qualche panchina.(Ieri ha esordito vittoriosamente col Latina. Auguri!)
Sorride ovviamente anche Sara Tardelli che racconta curiosita’ e retroscena e dalla quale mi aspetto anche qualche rivelazione di prima mano, quindi non necessariamente ripresa dai giornali o dall’Internet. Se non la bloccano, prima o poi lo fara’.
GermanoMa la politica del sorriso e della gioiosa interazione di Sabrina col resto del cast ha toccato e cambiato profondamente anche l’immagine di Giorgio Germano’, che ci ha raccontato per anni la sequenza dei gol e delle varie partite.
Una volta personaggio triste, quasi tenuto in disparte seduto a una piccola scrivania davanti ad un computer, (nella foto a lato  e’ l’unico al lavoro mentre gli altri posano per il selfie), Giorgio ha fatto recentemente qualche visita al barbiere, ha indossato abiti piu’ chiari, ha sfoggiato qualche audace cravatta color pastello, e sotto la contagiosa spinta della Gandolfi, e’ riuscito addirittura a tirar fuori qualche bel sorriso. Non vestira’ ed acquistera’ mai abiti dai colori sgargianti, ma qualche giacca smessa Dario Salvatori potrebbe provare a proporgliela.
Ciao Mondo! Grazie, e’ lo spirito giusto per far bene.
Nella foto in alto, da sinistra: l’attore Alessio Vassallo, Sara Tardelli, Giorgio Germano’, Sabrina Gandolfi, Mario Somma, Katia Serra.

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Il Premio Primo Levi al giudice Guido Calabresi

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CalabresiNEW YORK. Guido Calabresi, Giudice federale della Corte d’appello del Secondo circuito a New York, è stato insignito dal sindaco di Genova Marco Doria, nel corso di una cerimonia che si è tenuta nel salone di Rappresentanza di Palazzo Tursi, del Premio internazionale Primo Levi.
Prima di lui hanno ricevuto il prestigioso riconoscimento (dal ’92) Elie Wiesel, Willy Brandt, Hans Jorghen Holst, Lea Rabin, Medecins sans Frontières, Shimon Peres, Carlo Azeglio Ciampi, Carla Del Ponte, Steven Spielberg, Nadine Gordimer, Andrea Riccardi, Amos Oz, Simon Veil, Andrzej Wajda, Agnes Heller, Jacob Finci e Denis Mukwege. La finalità del premio è di onorare coloro che, con il proprio impegno morale, spirituale e civile, hanno contribuito alla pace ed alla giustizia per un mondo libero da pregiudizi, razzismo ed intolleranza, con ciò ponendosi nel solco dell’insegnamento portato avanti da Primo Levi nel corso della sua vita e con le sue opere.

“Fuggito dall’Italia a pochi anni – ha detto Piero Dello Strologo, Presidente del centro culturale Primo Levi – Guido Calabresi, giurista e giudice, ha saputo costruirsi una nuova vita negli Stati Uniti diventando una celebrità mondiale nel campo scientifico. Il premio riconosce la figura del rifugiato e di come si possa riuscire a integrarsi e ad avere successo nel Paese di accoglienza rimanendo legati alla terra in cui si è nati”.
Nato nel 1932 a Milano, a soli 6 anni Guido Calabresi fu costretto, insieme alla famiglia, a lasciare l’Italia a causa delle leggi razziali del 1939. Il padre Massimo, valente chirurgo, ottenne il riconoscimento dei propri studi conseguendo una borsa di studio nell’università di Yale dove il giovane Guido conseguì a sua volta, nel 1953, la laurea “summa cum laude” e dove divenne professore in diritto economico e poi preside dal 1985 al 1994, quando il presidente Bill Clinton lo nominò Giudice federale della Corte d’Appello del Secondo Circuito a New York.
“Ciò che mi dà più gioia, ma nello stesso tempo dolore, nel ricevere questo premio – ha detto Guido Calabresi – è il ricordo di Primo Levi, perchè la sua personalità, la sua vita e le sue scelte sono state quelle di un uomo semplice, timido e giusto. Persona di una bellezza intellettuale e morale riconosciuta in tutto il mondo e questo premio, che risente e risponde a questa personalità, mi emoziona e rappresenta per me un grandissimo onore”.